Buongiorno a tutti, con un po’ di ritardo (sono state due settimane particolarmente piene e impegnative) oggi voglio raccontarvi dell’incontro con Massimo Carlotto che si è tenuto a Modena lo scorso 12 ottobre
Un inizio da paura per la rassegna “Autori in zona”, organizzata come ogni anno in questo periodo dalla Biblioteca Delfini. Il primo ospite non è certo un esordiente o uno scrittore semisconosciuto al grande pubblico. La sua carriera ormai ventennale prosegue prolifica, ma non toglie a Carlotto il gusto e la voglia di mettersi continuamente in gioco. “Sembra uno che non ha niente da perdere”, commenta Fabiano Massimi a dialogo con l’autore. Il primo romanzo sull’Alligatore è stato pubblicato nel 1995 e “dopo un po’”, spiega l’autore “devi chiederti se una serie va chiusa”. Carlotto lo ha domandato sia all'editore che ai suoi
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lettori. La risposta è stata un corale e convinto no. Eppure “Blues per cuori fuorilegge e vecchie puttane” ha qualcosa di diverso rispetto agli altri romanzi. Proseguire sulla strada dell’Alligatore non significa mantenere intatto il proprio metodo: “Prima raccontavo storie vecchie che rischiavano di essere dimenticate, ma il noir può diventare una scusa per raccontare il reale, può essere scrittura sociale”.
La narrativa incontra dunque il giornalismo investigativo e affida all'Alligatore l’ingrato compito di raccontare la storia delle “vecchie puttane” e della realtà dei bordelli in Austria, dove l’apparenza ufficiale di controlli sanitari e libera scelta nasconde una realtà inaudita. Le vecchie puttane sono, spiega Carlotto, “una vera e propria categoria di mercato. Sono prostitute che hanno raggiunto i 40 anni e sono costrette ad accettare clienti e pratiche, che prima avrebbero rifiutato, per restare sul mercato”. Per una di loro perde la testa l’Alligatore: “i fuorilegge alla fine si innamorano anche”.
Il Paese delle mezze verità
Il romanzo è anche un’occasione per parlare di giornalismo investigativo e della sua diversità in Italia. “Questo Paese ha un rapporto insolito con la verità” denuncia Carlotto “ci sono misteri di cui non esiste una verità ufficiale e questo si riflette sul giornalismo. L’ultimo ad averlo scritto davvero è Giancarlo Siani e lo hanno ammazzato. Il giornalismo investigativo di ottimo livello qui non racconta la criminalità”. Lo stesso Paese dove esiste una letteratura scritta da rappresentanti delle forze dell’ordine che nei loro libri raccontano una realtà d’indagine diversa. L’autore ricorda in particolare l’episodio di un colonnello che propose un libro per la collana “Sabot/age”, curata da Carlotto: una storia che non avrebbe mai raccontato in un’intervista.
Il futuro di Carlotto (e dell'Alligatore)
Popolata di banditi che agiscono seguendo un rigido codice d’onore e “nuovi criminali” come Giorgio Pellegrini, la scrittura di Carlotto ha ancora tanto da dare, forse soprattutto perché oltre ad essere un autore prolifico (che, ci racconta, mentre scrive un libro progetta il seguente) è anche uno scrittore che ascolta il proprio pubblico, lo interroga, si mette in discussione. “Io temo i lettori” scherza Carlotto “ho promesso a destra e a manca cose che non posso mantenere”. E no, il prossimo libro non sarà sull'Alligatore, annuncia al pubblico forse un po’ deluso dalla notizia. Racconterà una storia familiare del profondo nord italiano, che uscirà in libreria nel febbraio 2019.
Nell’attesa, a maggio 2018 potremo leggere l’antologia “Sbirri” scritta con Malvaldi e De Giovanni e la ripubblicazione di “Cristiani di Allah” in occasione del decennale.
Forse una serie tv? Forse, o meglio, per carità.