Ottocentomila copie vendute con la serie a lui dedicata, apparsa vent'anni fa, torna dopo sei anni l'Alligatore, il personaggio culti di Massimo Carlotto, quello più autobiografico. Reclamato dai lettori, che l'hanno mandato subito in classifica, l'Alligatore è il soprannome di Marco Buratti, investigatore senza licenza, che risolve i casi impossibili. Nel nuovo romanzo di Carlotto, La banda degli amanti, (e/o), un professore universitario scompare nel nulla, finché una svizzera, che aveva una relazione con lui, non si rivolge all'Alligatore. Lei sa, o crede di sapere, quello che è successo. Sullo sfondo, Padova, il Nordest, ci cui l'autore aveva la crisi. E la nuova criminalità che ora uccide con le corna, usando il gossip come arma di ricatto. Oggi alle 17:45 Carlotto firma copie da Ancora Store in via Lodovico Pavoni 12 (Zona Maciachini). La libreria ha vinto il "Gran Premio dell'Alligatore" per la migliore esposizione dedicata alla Banda degli amanti, premiata al Salone di Torino. In serata Carlotto è ospite di Cucina Calibro Noir, il format condotto da Luca Crovi con i reading di Gigio Alberti. All'Osteria del Biliardo (via Enrico Cialdini 107, ore 20) con un menu sostanzioso: dal crudo affumicato alle linguine con la bottarga per finire con tacchino e sorbetto innaffiati di Calvados. Sono rimasti pochi posti da prenotare al 3470575407.
Carlotto, chi è l'Alligatore?
«E' un ex cantante di blues, che è stato in galera da innocente per sette anni (l'autore ha vissuto un controverso caso giudiziario, raccontato nel bellissimo Il fuggiasco, anche film, ndr). Quando ne è uscito, ha sviluppato un'insofferenza per i tatuaggi e l'ossessione per la verità. Con il passare del tempo non è più il cavaliere senza macchia e senza paura, ma un uomo in crisi, alla ricerca di aiuto anche per se stesso, con la barba lunga e le mani che tremano per il Calvados. Sta male nella società di oggi, non la ama e non la capisce».
Qual è stato lo spunto per la sua nuova indagine?
«Come sempre lavoro sulla realtà. Al festival di Massagno, nel Canton Ticino, mi ha avvicinato una signora, raccontantomi della sua relazione extraconiugale, dei ricatti che ha subito e di come sia stata costretta a pagare per essere lasciata in pace. Non sopporto che i criminali entrino anche in camera da letto. Gli amanti sono una forma di sopravvivenza della società, la doppia vita è necessaria per riuscire a campare, soprattutto quando non si hanno più i soldi per separarsi. Il mondo ti riempie di grandi buchi neri, che devi colmare in qualche modo».
Come sta il giallo? Non siete diventati troppi?
«Il genere è un espediente, a volte una gabbia, serve per attirare i lettori e raccontare altre storie. Da editore, nella collana Sabot/age di e/o, diretta da mia moglie Colomba Rossi, non metto etichette. Il mio criterio è la selezione umana. Ho pubblicato un magistrato napoletano, Eduardo Savarese, che parla di religione cattolica e omosessualità. E' doveroso mettersi al servizio degli scrittori più giovani, dovrebbero farlo anche i miei colleghi. La letteratura in generale se la passa male. Berto e Cassola sono fuori catalogo ma abbiamo Cracco».
E' felice, ha dimenticato?
«Un reduce di Auschwitz ha detto che un un uomo ha un'unica vita, ma infinite esistenze. La mia chiave è la scrittura».