L'estro del male
Autore: Corrado Ori Tanzi
Testata: Milanonera
Data: 11 marzo 2014
Antonio Boggia non nacque cattivo. Rispettoso della fatica e del lavoro, buon figlio del Signore e altrettanto buon conoscitore della povertà e di come riuscire a fare di un fico secco cena per quattro, la sua ruota un giorno si fermò e incominciò a circolare al contrario. Tutta colpa dello sterco del danaro? In gran parte sì, quel puzzo non lo aveva mai respirato a fondo, anzi, Boggia affogava in pessimi bicchieri riempiti di rosso il ricordo che ne aveva ancora addosso. Ma quando arrivò l’occasione di respirarlo per bene e di farne un bagno dentro, non si tirò indietro. Diventando il primo serial killer italiano, quel “mostro della stretta Bagnera” a Milano che, dal 1849 e per dieci anni, accoppò tre uomini e una donna con una scure, squartandoli, seppellendoli e godendo dei loro averi. Storia vera quella di Antonio Boggia. Che Alberto Paleari fa rivivere nel suo L’Estro del Male utilizzando come base atti giudiziari, articoli di giornali e saggi dell’epoca, riscontri topografici e toponomastici risalenti a quando la storia di oggi era la cronaca di allora. Con una piccola avvertenza per il lettore: questo bellissimo libro è un romanzo. Che, oltre al rispetto della verità storico-giudiziaria, si appoggia nondimeno sulla sensibilità di chi lo ha scritto. Antonio Boggia finì male. Smascherato, preso, processato e impiccato. E il romanzo è un continuo intreccio tra la parabola personale del protagonista e l’humus dei tempi. Se avvince la sua storia (e le pagine da autentico fuilletton che la accompagnano), non meno godibile è la preparazione del duplice spettacolo popolare: il processo e l’esecuzione pubblica. Un incedere narrativo che porta al doppio climax (la condanna e il lavoro del boia) da thriller di razza. Dove conta il solista e dove il coro e le comparse non pesano di meno. Il povero Boggia (permettetemi l’attributo) forse era solo un poveraccio catapultato oltre il limite dell’arguzia che riconosceva a se stesso. Ebbe la sfortuna di vivere in tempi senza fronzoli. Oggi con ogni probabilità sarebbe diventato un maestro del pensiero. No, meglio così. La sua memoria si limiti a gustare il piacere dell’estro di Paleari.