Pietre di fuoco, ovvero litantrace e antracite, o anche silice. Alla presenza di questi minerali sembra si debba il nome di un paese sardo, situato nella zona dell’Ogliastra. E proprio così, Perdas de Fogu, si chiama l’ultimo romanzo di Massimo Carlotto, un noir pubblicato dalle Edizioni e/o che lo scrittore presenta mercoledì 3 dicembre alle ore 21 all’hotel Ala d’Oro di Lugo nell’ambito del «Caffè letterario» (ore 21, ingresso libero). Scritto insieme ai Mama Sabot, un gruppo di giovani scrittori sardi con cui l’autore veneto (ma cagliaritano d’adozione) collabora (per i curiosi: il sabot era lo zoccolo con cui gli operai dell’800 sabotavano i macchinari), unisce romanzo e denuncia: anche «Perdas de Fogu» segue la linea appassionante a cui Carlotto ha da tempo abituato i suoi lettori e che ha fatto di lui uno dei più importanti esponenti del noir mediterraneo.
In questo caso, al centro della vicenda c’è il poligono militare di Salto di Quirra: protagonisti sono Pierre Nazzari, un disertore ricattato che si trova a dover agire in un’operazione segreta e illegale, e Nina, una ricercatrice veterinaria che studia gli effetti dell’inquinamento nell’area del poligono (in particolare studiando le malformazioni degli agnelli). Tra affari sporchi, corruzione, criminalità, la loro si ritroverà ad essere una battaglia per la vita. In mezzo un problema, reale, di cui si parla poco: gli effetti sulla salute degli esperimenti bellici. «Proprio per questo motivo, per il silenzio sulla vicenda, ho deciso di scrivere il romanzo – spiega Carlotto -. Ho cominciato da solo, poi si sono uniti i giovani autori dei Mama Sabot. Per le 160 pagine del libro abbiamo raccolto 1500 pagine di indagini sull'inquinamento a terra, abbiamo letto tantissimo, fatto numerose interviste. Nessuno ne parla perché la partita è molto grossa: basta pensare ai risarcimenti che le vittime potrebbero richiedere...».
Il romanzo è una pesante accusa. Prevedi problemi legali?«Tutto quello che raccontiamo si basa su dati inattaccabili, secondo gli avvocati è tutto ineccepibile».
Sembra che ormai tocchi agli scrittori
mettersi sempre
più in prima linea,
basta pensare a Roberto
Saviano.
«Il romanzo per ora
sfugge al controllo a cui,
invece, devono sottostare
per esempio molti mezzi
di informazione sul cui
capo pende sempre la
querela per diffamazione.
Saviano, poi, è andato ancora
oltre, ha fatto un reportage,
si è esposto tantissimo.
Io cerco di unire la denuncia al
romanzo, che è quello che mi interessa
in quanto scrittore».
In questo senso hai sempre dichiarato
la tua appartenenza al
noir mediterraneo, che mescola
l’indagine alla finzione.
«Sì, attualmente le nuove direttrici
della narrativa sono tre: il
noir mediterraneo, il neo-neorealismo
di De Cataldo e la new
italian epic dei Wu Ming».
In questo come nei tuoi ultimi
romanzi (ad esempio Mi fido
di te e Nordest) sono protagonisti
personaggi negativi che
poi la fanno franca. Perché?
«In Perdas de Fogul’ho fatto
perché sono convinto che bisogna
mettere bene in evidenza
che gli unici eroi sono le vittime
e i parenti delle vittime. In generale
perché ritengo importante
raccontare anche gli aspetti negativi,
senza finali consolatori,
perché molto spesso la realtà non lo è».