Oggi è domenica. Una gita in barca con gli amici nelle smeralde cale della costa? No grazie. Dopo una notte di festaggiamenti ora è il momento di fermarsi e trovare un po' di quiete. Il panorama invita. Una talentosa amica, acquisita di recente, mi presta un libro che mi aiuti a trascorrere la giornata in solitudine, al riparo dalle voci, le risate, e la violenza del sole. Leggo le prime pagine: si tratta di una esordiente di ventitré anni. Sanno stupirci i giovani quando hanno qualcosa da dire! Resto senza fiato davanti all'epifania di senso e armonia, di cupezza, tristezza e poesia. Un vero talento Viola! E me lo aveva detto Susy. Ma non avevo dubbi: la casa editrice E/O ha talento nel scegliere talenti, e questo romanzo lo dimostra.
La storia si svolge in una grigia cittadina anglosassone in mezzo a 'kebabari al neon', ristoranti e negozi cinesi. La protagonista è una giovane anima dannata alla ricerca di un po' di affetto negato. Però non è tanto la storia a colpire: è il modo in cui è raccontata a fare di SETTANTA ACRILICO TRENTA LANA un vero e proprio capolavoro, fresco, inedito, cupo, pulp (come dice Susy), perchè questo romanzo chiude in sé tutti gli opposti e i contrari, perchè questo romanzo sa essere black ma anche lirico allo stesso tempo. Sono estasiata dall'uso inusitato delle metafore, dal colore delle parole, dal significato attribuito a tutto, anche alla spazzatura.
Mi sono innamorata di molti passaggi e ho deciso di condividerne solo due con chi leggerà questo blog. Parlano di parole (deformazione professionale?):
1. "Non lo capiva nessuno che le parole sono contrarie alla vita. Ti nascono in testa, le covi in gola, e poi in un attimo ci spargi sopra la voce e le uccidi per sempre. La lingua è un crematorio incosciente che vuole condividere e invece distrugge come le dita di Edward- mani-di-forbice, che se accarezza taglia la faccia".
2. "Le parole si sa sono animali gregari, non vengono mai da sole".
Ora non mi resta che acquistarne una copia per me, da rileggere per la seconda volta, lasciando perdere la storia per concentrarmi su quello splendido tessuto di parole che le dà forma.
Sono sicura che Viola Di Grado ha una lunga storia di scrittura davanti a sé.