Carlotto parte per l’Argentina alla fine degli anni '90, perché vuole mettersi sulle tracce del nonno, emigrato in gioventù in quel paese dell’America Latina e poi tornato in Italia senza volerne raccontare nulla alla famiglia. Dopo delle esperienze particolarmente traumatiche (è stato infatti accusato di omicidio, ed è stato perseguitato a causa della sua attività politica con dei gruppi di estrema sinistra), Carlotto vive il viaggio in Argentina come una sorta di riscoperta e di fuga. La realtà però che si trova davanti è molto diversa da ciò che si aspettava di vivere nel corso del viaggio: appena arrivato, un autista di autobus lo coinvolge in quello che, come dice il sottotitolo del romanzo, è proprio un "tour dell’orrore" sulle tracce dei desaparecidos argentini. Carlotto scopre quindi di essere imparentato con una delle nonne di Plaza de Mayo e ripercorre le vite e le sparizioni di numerosissimi giovani che dagli anni '70 sono stati fatti scomparire dalla dittatura argentina, e ai quali sono stati sottratti i figli neonati o appena bambini -che oggi, diventati ragazzi, vengono quotidianamente cercati dalle nonne di Plaza de Mayo per poter restituire loro la propria identità.
Quello di Carlotto è un reportage ricco di date e di nomi. Quasi tutti i capitoli sono dedicati ad un personaggio in particolare, spesso proprio una delle nonne che diventano interlocutrici dello scrittore: attraverso di loro scopriamo le storie dei figli, dei nipoti, di altri ragazzi che alla fine degli anni '70 lottavano per la libertà e la democrazia e per questo sono stati rapiti, torturati, uccisi senza che i loro corpi fossero mai restituiti alle famiglie e che riguardo la loro sorte si avessero informazioni certe. La "desaparicion" è una strategia che Carlotto spiega all’interno di questo breve, ma intensissimo libro: sono le nonne a raccontargli come questa strategia abbia preso piede e come sia in effetti la più efficace tecnica di repressione che le dittature abbiano a propria disposizione. Pensando alla politica odierna non è difficile fare dei parallelismi con paesi come l’Egitto o la Turchia, dove la sparizione, la detenzione arbitraria e proprio il non avere più alcuna notizia di migliaia di giovani è purtroppo la normalità.
"Era un preciso aspetto della metodologia repressiva della desapariciòn. Da un lato la gente spariva in modo misterioso - questo serviva a seminare tra la popolazione terrore e incertezza sulla propria sorte - dall'altro, rapire i bambini serviva a distruggere le famiglie dei desaparecidos con l'obiettivo di eliminare per sempre un tessuto sociale potenzialmente in grado di opporsi alla dittatura".
Il testo di Carlotto è profondamente politico, e dà un excursus storico molto dettagliato e molto interessante per lettori che come me della dittatura argentina e dei desaparecidos sapevano davvero poco e niente. "Le irregolari" è infatti un’opera molto breve, ma densissima di nomi, informazioni, date di nascita e di sparizione. Sebbene all’inizio si possa restare un po’ smarriti davanti a questi elenchi, terminata la lettura trovo che abbiano un senso: riescono infatti a riprodurre la quantità delle decine di migliaia di desaparecidos di cui non si sa più nulla, e trovarsi davanti a questi numerosissimi nomi fa capire al lettore la proporzione di una tragedia di cui la politica internazionale si è disinteressata per decenni, garantendo così impunità per i colpevoli.
"Trentamila solo i desaparecidos, ma è una cifra puramente simbolica perché non tutte le famiglie hanno fatto denuncia di scomparsa: qui la gente ha ancora paura. Capisce cosa voglio dire?". "Poi bisogna aggiungere i quindicimila fucilati nelle strade o ammazzati nei finti conflitti a fuoco organizzati dalla polizia e dall'esercito, novemila detenuti politici, e un milione e mezzo di esiliati" aggiunse Margarita "Ma noi, all'inizio, non potevamo immaginare che li avrebbero ammazzati tutti".
"Le irregolari" è anche un racconto di grande umanità, proprio perché ogni storia viene raccontata con nomi e cognomi, e di ognuno dei desaparecidos di cui Carlotto scrive conosciamo piccoli scorci delle giovani vite interrotte.
Ero una maestrina dell'infinita provincia argentina. Oggi sono la presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo, ho girato il mondo denunciando i crimini della dittatura e tengo conferenze alla facoltà di pediatria. Laurita aveva ragione quando disse ai suoi sequestratori che non li avrei mai perdonati, che li avrei perseguiti fino alla morte… Evidentemente mi conosceva più di quanto io conoscessi me stessa.
Altri ritratti assolutamente memorabili sono ancora di più quelli delle nonne: di queste donne, ormai spesso anziane, che ogni giovedì si riuniscono in Plaza de Mayo e marciano per cercare giustizia, per avere non la lista dei morti, bensì i nomi degli assassini: perché è proprio questo che vogliono, ovvero che i responsabili delle sparizioni e dei decessi dei loro figli, del rapimento dei loro nipoti, non restino impuniti come a tutt’oggi sono, spesso ancora in ruoli di potere. Queste donne intrepide, "irregolari" come dice proprio il titolo del libro, sono dei personaggi storici importantissimi che io fino ad oggi non conoscevo e proprio per questo sono molto felice di aver letto il testo di Carlotto, nonostante numerose pagine siano davvero un pugno nello stomaco.
Ci hanno chiamate in tutti i modi: pazze, terroriste, comuniste. Ci odiano perché abbiamo condiviso la nostra maternità, perché viviamo in modo comunitario perché non siamo le classiche vecchiette piegate dal dolore e dalle disillusioni. E ci odiano soprattutto perché non siamo come le altre: siamo irregolari e chiediamo alla gente di disobbedire perché senza giustizia non può esserci democrazia.
Credo che la lettura di "Le irregolari" sia estremamente importante; non avevo sentito parlare molto di questo libro prima di acquistarlo ed è un vero peccato perché della storia dell’Argentina non si studia granché, ed il libro di Carlotto, guidato in qualche modo dallo spirito del nonno che lo chiama in Argentina e gli fa ballare dei passi di tango suo malgrado, è un ottimo modo per avvicinarsi ad essa.