«Per quanto indietro vada nei ricordi, nessuno mi ha mai insegnato ad amare. E devo dire che le cose hanno fatto ben pochi progressi».
Di volta in volta cinico, malinconico, tenero o euforico, l’io narrante ci conduce nella vita di un immigrato in cerca di una felicità semplice, dell’amore per gli altri e per se stesso, e, tramite quell’amore, della libertà.
Trentatré anni, di cui quasi la metà vissuti in Francia, antropologo, senegalese, il protagonista della storia sente di non saper amare. Certo, le avventure non gli mancano, ma il suo percorso affettivo è caotico, pieno di tentennamenti e marcato dall’incapacità di aprirsi veramente agli altri.
Del resto, l’io narrante non sa neppure bene chi sia, continuamente in bilico tra il sentirsi francese o senegalese, intrappolato in una paradossale routine lavorativa che consiste nel fare ricerca su un’Africa da cui però si sente ormai staccato e di cui non capisce più i codici. Persino le telefonate con la madre rimasta in Senegal sono dialoghi fra sordi. A un certo punto due donne, una bianca e una nera, fanno breccia nel comfort ovattato della sua solitudine, facendogli conoscere due forme di amore completamente diverse fra loro alle quali il protagonista non sa e non vuole rinunciare.
Romanzo intenso, incisivo, toccante, che indaga in parallelo le dinamiche dell’amore e quelle dell’immigrazione senza concessioni al sentimentalismo e ai luoghi comuni.
Elgas
Giovane e brillante sociologo, giornalista e scrittore, Elgas è nato in Senegal ma vive da lungo tempo in Francia. Della sua variegata produzione ricordiamo il diario di viaggio Un dieu et des mœurs e il saggio I buoni risentimenti (E/O 2024), che esplora il disagio postcoloniale e il rapporto tra gli intellettuali africani e la diplomazia culturale degli ex colonizzatori. Maschio nero è il suo primo romanzo.